La nostra tecnica è quella di allevamento a ciclo biologico completo la più diffusa nel mondo, chiamata...
La nostra tecnica è quella di allevamento a ciclo biologico completo la più diffusa nel mondo, chiamata “all’aperto”, favorendo il pascolo su libero terreno, per l’ottenimento di un prodotto di eccellente qualità e al naturale. Nel nostro metodo non vengono usati categoricamente antiparassitari, concimi, o presidi chimici di nessun tipo, che possano ripercuotersi sulla salute delle lumache ottenendo dei prodotti poco naturali, tutto questo per l’ottenimento di un prodotto biologico e il più naturale possibile.
Questo metodo consiste nell’introdurre, in appositi recinti, chiocciole destinate ad accoppiarsi ed a moltiplicarsi. La scelta dell’allevamento all’aperto su libero terreno, è stata determinante nell’impostazione e nello sviluppo di questa attività, e si è notevolmente differenziata dall’impostazione dell’elicicoltura negli altri paesi europei come la Francia e l’Inghilterra. Si inizia con le lavorazioni del terreno a Febbraio/Marzo, segue la semina con bietola e trifoglio creando l’habitat naturale della lumaca. Le piante che più appetibili della lumaca sono: Bietola da taglio e/o da coste, Ravizzone, Colza, Cavolo cavaliere, e Girasole. La pianta più usata per creare il riparo e il trifoglio repens (trifoglio nano).
Allo stato libero, in natura, il mollusco utilizza in prevalenza vegetali che presentano foglie di grandi dimensioni, di tipo palmare e soprattutto fresche ed umide. Le piante che non vengono appetite volentieri e alle quali le chiocciole rivolgono la propria attenzione soltanto nel caso di assenza di altri tipi di vegetali, sono le graminacee in generale; due sono i motivi principali:il primo perché nella composizione di queste varietà di piante prevale il silicio sul calcare, elemento preferito e necessario per la costruzione del guscio; il secondo perché la forma stretta della foglia delle graminacee rende molto difficile l’arrampicarsi dei soggetti e la relativa masticazione. La sua attenzione, in natura, si volge soprattutto alle piante che danno la possibilità di salire e di poter attuare il proprio pascolo in una posizione dall’alto verso il basso. Soltanto in mancanza assoluta di piante preferite dopo periodi si astinenza, il mollusco è, a forza, indotto a cibarsi anche di erbe dure, coriacee o filiformi.
Le piante che maggiormente appetisce in natura, presentano inoltre una ricchezza, nella composizione chimica, di sali minerali, specie di carbonati , nitrati, fosfati, solfati, cloruri, utilizzati tutti per la costruzione della conchiglia, dell’opercolo e per le altre necessità fisiologiche. Quando le piante dei nostri recinti raggiungono l’altezza ideale vengono immessi i riproduttori/fattrici che si accoppieranno dando vita alle piccole lumachine. I nuovi piccoli si nutriranno di vegetali freschi selezionati durante la semina, il che ci permette l’ottenimento di una lumaca con delle carni piu’ gustose e più tenere rispetto a quelle raccolte in natura che risultano più dure.
La prima raccolta delle chiocciole bordate e con il giusto peso raggiunto, può avvenire tra agosto/settembre arrivando a Dicembre, completando la raccolta, e si ricomincia un nuovo ciclo. I problemi di questo tipo di allevamento all’aperto possono essere causati o da condizioni climatiche avverse o da diversi predatori come: topi, volatili, insetti.
Nel sistema di allevamento al coperto la chiocciola è meno soggetta, naturalmente, alla predazione da parte di insetti, roditori, volatili, ma presenta maggiori problemi per quanto riguarda l’assimilazione dell’anidride carbonica ( al coperto non vi è adeguata areazione ) e la mancata possibilità di beneficiare della naturale e tanto necessaria umidità, derivante dalla deposizione della rugiada sul suolo. Tutti questi fattori, uniti al principale deterrente causato dall’eccessivo costo di manodopera per una presenza continuativa dell’uomo nell’allevamento artificiale, hanno fatto si che in Italia ci siano pochi di questi sistemi al coperto ma che vi siano invece allevamenti in pieno campo.
Ciro Miceli
(Dottore in Agraria- Perito Agrario)